Andrea Albertini

ovvero come *non* condividere PoV in rete

Il Personal Computer non deve morire!!!

Salviamo il PC da tutti gli altri device!

Eh sì, alla fine è toccato anche a noi: come moltissimi italiani, causa figli in quarantena, siamo finiti nel dramma della DAD. E quindi, accendi il computer, spegni il microfono, accendi la telecamera, abbassa il volume, “Babboooo non si vede niente!”, alza il volume, “Mamma, la maestra si sente a scatti!”, ricollegati… il tutto mentre tu cerchi operosamente di lavorare… Oltre ad un inevitabile calo della produttività, questa (speriamo) parentesi mi ha portato una nuova riflessione: salviamo il personal computer da una morte imminente!

Oltre alle ovvie, anche se non dovrebbero essere ovvie, limitazioni alle infrastrutture, alle reti, ai collegamenti, oltre ai limiti agli strumenti e ai supporti a questa nuova modalità di didattica, che volente o nolente, è una rivoluzione, ci si sono messe anche le famiglie e una non meglio identificata diffidenza verso i personal computer. Non sto parlando naturalmente di famiglie con più figli, per cui dotare effettivamente ognuno di loro di un computer potrebbe essere oneroso, né di situazioni particolarmente critiche. Mi riferisco a quei casi, e io ne ho visti diversi, in cui questi giovani discenti partecipano alle video lezioni in cui si proietta loro futuro, dal microscopico schermo dell’ultimo modello di smartphone, che costa come 4 portatili di fascia media.

Io sono uno smanettone e non ne ho mai fatto mistero, ma non riesco veramente a capacitarmi di come si possano spendere cifre importanti per gadget assurdi come console (multiple) in soggiorno, televisori oled da milioni di pollici con miliardi pixel di risoluzione, che manco fossimo tutti estimatori di Wes Anderson, ma non investire quel tanto che possa permettere alla propria progenie di guardare in faccia il/la proprio/a insegnante! Oltre ad essere un disastro per la didattica, mi sembra anche un messaggio educativamente distruttivo…

Durante la prima ondata era comprensibile visto che praticamente da subito non erano più disponibili computer sotto i mille euro. Ma poi c’è stata la ripresa e la seconda ondata, eravamo tutti più preparati e si potevano trovare i classici PC nuovi da 500/600 euro e non era inusuale trovare anche usati decenti a 200/250 euro. Io stesso per mia figlia ho recuperato un mio vecchio notebook del 2009 aggiornando OS, incrementando RAM e sostituendo il lento disco meccanico con un SSD. Uno strumento più che dignitoso per i suoi usi didattici e anche per apprendere le prime basi dell’informatica.

Certamente oggi si può fare tutto con lo smartphone. Si può anche comporre musica, registrare video e addirittura montarli assieme per creare filmati di qualità hollywoodiana, praticamente solo schiacciando un pulsante. Ma in un contesto come quello della DAD in cui si cerca di sopperire a una presenza fisica, allo scambio intellettuale ed emotivo che è proprio della vita di classe, non credo si possa fare a meno di una tastiera e uno schermo grande a sufficienza da vedere se la persona dall’altra parte si cruccia o sorride. Tutto indipendentemente dall’OS, dal formato (desktop o portatile) e dalle caratteristiche tecniche.

L’auspicio, insieme a tanti altri desiderata che speriamo non rimangano inascoltati, è che questa esperienza sia di insegnamento per tutti a partire dalla politica, che possa dare priorità ad un sistema di DAD efficiente e funzionale e non solo in ottica emergenziale, come per questa pandemia, ma per tutti quegli studenti che a causa di limiti fisici o geografici non sono in grado di poter frequentare le lezioni in un’aula scolastica.

Andrea

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